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venerdì, Marzo 29, 2024
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Salerno, frode fiscale e camorra: maxi sequestro di beni per 200 milioni

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Salerno, frode fiscale e camorra: maxi sequestro di beni per 200 milioni

SALERNO. Nel quadro della strategia di contrasto all’accumulazione dei patrimoni illeciti intrapresa dalla Procura della Repubblica di Salerno, diretta dal procuratore capo Giuseppe Borrelli, nella mattinata odierna, ufficiali di Polizia Giudiziaria del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato e della Squadra mobile di Salerno, hanno dato esecuzione, nelle province di Salerno, Reggio Emilia, Bari, Napoli e Mantova, alla misura di prevenzione patrimoniale, disposta dal Tribunale di Salerno -Sezione misure di prevenzione, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno, con la quale è stato disposto il sequestro di beni mobili, immobili ed assetti societari, per un valore complessivo di circa 200 milioni di euro, riconducibili ad un imprenditore di Nocera Inferiore attivo da circa 25 anni nel settore dei trasporti e della logistica.

Il predetto provvedimento di prevenzione ablatorio, emesso all’esito di una complessa ed articolata attività d’indagine, ha riguardato il complesso dei beni del citato imprenditore ritenuti provento di una pluralità di reati fiscali, consumati, per circa 25 anni, grazie al concorso di familiari e terzi compiacenti e mediante il ricorso a innumerevoli condotte illecite quali la fraudolenta sottrazione al pagamento delle imposte, l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, l’appropriazione indebita, la bancarotta fraudolenta e l’intestazione fittizia di beni a terzi prestanome.

Secondo quanto ritenuto, allo stato, dalla Sezione Misure di Prevenzione, le indagini, avviate nel 2016 a carico di esponenti del clan di camorra denominato “Suino”, hanno evidenziato la spiccata pericolosità sociale del proposto, individuato quale perno di un complesso sistema economico finanziario di natura criminale basato su un meccanismo seriale, fraudolento ed articolato finalizzato alla pedissequa distrazione ed evasione fiscale di enormi somme di denaro. Tali condotte, nel corso degli anni, avrebbero consentito all’imprenditore di arricchirsi oltremodo attraverso un enorme risparmio di spesa ottenuto mediante l’omesso pagamento di debiti erariali.

Nella ricostruzione del Tribunale, da confermarsi nelle ulteriori fasi del procedimento, attraverso il costante mancato pagamento dei tributi, per milioni di euro, l’imprenditore avrebbe dapprima finanziato le società in bonis del gruppo, in grado di offrire le loro prestazioni (logistica e trasporto dei rifiuti) a prezzi estremamente concorrenziali e, nel contempo, avrebbe costituito una fitta rete aziendale operante attraverso meccanismi di frode al fisco e società da avviare al dissesto – c.d. bad companies — sulle quali scaricare i debiti derivanti dal mancato pagamento delle imposte delle società attive del gruppo. Successivamente le società sarebbero state svuotate secondo schemi tipici: mutamento della ragione sociale e spostamento della sede, con contestuale cessione delle quote societarie a ridosso delle procedure di liquidazione.

Si è allo stato ritenuto che l’imprenditore, al fine di evitare accertamenti di natura fiscale, temendo ablazioni giudiziarie a causa dei plurimi procedimenti penali avviati, nel tempo, sul suo conto, abbia via via ceduto le quote societarie detenute e le cariche ricoperte a favore di numerosi prestanome compiacenti.

Nella prospettazione degli organi investigativi si è dimostrato che questi ultimi, nella maggioranza dei casi prossimi congiunti, erano in realtà meri esecutori delle disposizioni impartite dall’imprenditore, vero dominus del sistema criminale, e in realtà meri dipendenti delle aziende, con redditi modestissimi incompatibili con le ingenti movimentazioni di denaro a loro formalmente ricondotte. Le investigazioni della Procura Distrettuale di Salerno e della Polizia di Stato hanno anche prospettato l’esistenza di plurimi contatti e rapporti di contiguità dell’imprenditore, oggetto del provvedimento ablatorio odierno, con esponenti di ambienti camorristici dell’area nocerino-sarnese.

Gli approfondimenti investigativi di natura patrimoniale effettuati hanno acclarato come il nucleo familiare del soggetto proposto, a fronte di una situazione reddituale esigua, aveva la disponibilità ed il dominio di fatto dei seguenti beni oggetto del sequestro odierno:

– 11 società presenti in più province italiane;

– 1500 autoarticolati facenti parte dei numerosi assetti societari dediti alla logistica e ai trasporti di merce;

– circa 100 beni immobili (fabbricati, terreni, 3 ville di lusso e 9 appartamenti);

– un’imbarcazione da diporto;

– un’autovettura marca Ferrari.

In merito all’operazione, si riportano le dichiarazioni del Prefetto dott. Francesco Messina, Direttore Centrale Anticrimine: “L’ingente sequestro di beni, eseguito oggi dalla Squadra Mobile di Salerno e dal Servizio Centrale Operativo, si colloca in una più ampia strategia di contrasto all’accumulazione illecita di patrimoni che da tre anni sta perseguendo la Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato. Le indagini di polizia giudiziaria dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno e partite dal monitoraggio – effettuato dalla locale Squadra Mobile – dei gruppi riconducibili alla criminalità organizzata camorristica operanti nell’agro nocerino-sarnese, hanno consentito di individuare una posizione imprenditoriale locale che nel corso degli anni aveva illecitamente accumulato un patrimonio oggi attinto dalla misura di prevenzione patrimoniale, il cui valore complessivo supera i 200 milioni di euro.

Tale somma è stata accantonata anche grazie al mancato pagamento di tributi da parte dell’imprenditore destinatario della misura che, nel tempo, ha prima finanziato società che offrivano a bassissimo prezzo prestazioni nel campo della logistica e del trasporto di rifiuti, per poi costituire, in un secondo momento, una fitta rete aziendale da avviare al dissesto, delle vere e proprie bad companies su cui scaricare i debiti derivanti dal mancato pagamento delle imposte da parte delle società attive. Queste ultime venivano quindi sistematicamente svuotate con modalità tipiche e ben collaudate, come il cambio della ragione sociale, lo spostamento della sede e la cessione di quote societarie a ridosso delle procedure di liquidazione. Proseguire nell’azione di contrasto preventivo all’accumulazione illecita di patrimoni è una priorità della Direzione Centrale Anticrimine. Infatti, è necessario affiancare all’azione di repressione penale, caratterizzata dall’adozione di misure cautelari personali, l’ablazione patrimoniale di beni che – in quanto illecitamente acquisiti – inquinano il tessuto economico e sociale di interi territori. Sottolineo che, in tale strategia, oltre alle Autorità Giudiziarie interessate, rientrano a pieno titolo i Questori della Repubblica, anch’essi, come le prime, normativamente titolari del potere di proposta di misure di prevenzione patrimoniali”. (StileTV)

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